Comitato Italiano per il Controllo
delle Affermazioni sul Paranormale

Il CICAP promuove un'indagine scientifica
e critica nei confronti del paranormale
Per informazioni: www.cicap.org

Psicofonia: metodi e aspettative

Pubblicato su Scienza & Paranormale anno III n. 7 - Giugno 1995


Note:

  • L'intervento originale, presentato al III Congresso Nazionale del CICAP (Cormons, 23-24 ottobre 1993) era accompagnato dall'ascolto di voci e suoni registrati e dalla proiezione di alcune diapositive. Per questo motivo il testo che segue presenta alcune limitazioni rispetto all'ascolto dal vivo.
  • In questa versione dell'articolo ci si riferisce a Gabriella Alvisi utilizzando il passato in quanto l'autrice è deceduta.

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In questo intervento parleremo di Psicofonia, fenomeno in cui si fa riferimento all'esistenza delle cosiddette "voci dall'aldilà". L'intenzione di questo lavoro è di dare la possibilità di interpretare correttamente fatti e circostanze che, per loro natura, pongono spesso problemi al pubblico non specializzato, e possono facilmente condurre a interpretazioni sbagliate.

Esistono persone che registrano su nastro suoni e voci di cui non conoscono esattamente l'origine, ma ritengono tuttavia di attribuirne la provenienza ad entità di persone defunte. Secondo questa interpretazione, i morti cercherebbero di comunicare con i vivi attraverso mezzi tecnologici come, ad esempio, i registratori, gli apparecchi radio, i televisori; ma anche i telefoni, i fax o, addirittura, persino i computer.

Attorno a questa pratica sono sorti diversi gruppi di sperimentazione sia in Italia che all'estero. Ciascuno opera nel modo che ritiene più opportuno e, di solito, non esiste una metodologia comune a tutti i gruppi. Nonostante gli sperimentatori usino mezzi anche molto diversi fra loro, tutti asseriscono comunque di essere in contatto con l'aldilà. La circostanza appare quantomeno singolare, poiché porta a concludere che per comunicare con i defunti si possono adoperare un'ampia gamma di strumenti, che sono in definitiva gli stessi che si impiegano normalmente per comunicare fra esseri viventi.

Una delle più note esperte di psicofonia in Italia è stata la signora Gabriella Alvisi, che ha pubblicato diversi libri e partecipato a conferenze e congressi. Poiché assieme ad alcuni suoi testi sono allegate delle audiocassette, ho trovato particolarmente interessante utilizzare le sue registrazioni per condurre questa mia analisi.

E' importante sottolineare che le critiche rivolte al lavoro della Alvisi potrebbero essere ugualmente dirette verso chiunque altro. Ma proprio perché l'autrice ha però reso pubblici dei documenti sonori per provare le sue affermazioni, ho imperniato su di essi le mie osservazioni.

Stando a quanto scrive la Alvisi, sarebbe praticamente assodato che i defunti parlino con noi quasi senza alcuna difficoltà, e lo facciano con i metodi più diversi. L'aldilà, sempre secondo la Alvisi, sarebbe un particolare mondo posto su un "piano" diverso dal nostro, dove però i trapassati, pur trovandosi in uno speciale stato di grazia, potrebbero condurre una sorta di "vita" sociale quasi normale. Da quel luogo tenterebbero di comunicare con noi, riuscendo talvolta nel loro intento. Secondo chi sperimenta, quando questi contatti si verificano vengono ricevuti messaggi a contenuto filosofico o religioso, oppure descrizioni dell'Aldilà o addirittura messaggi personali rivolti a chi si trova in ascolto. Lo spazio non ci consente di approfondire oltre, ma va detto che alcuni autori si spingono persino a descrivere in grande dettaglio la vita nell'aldilà. Tutto senza il minimo dubbio, come se si trattasse di verità assodate.

Appare perciò sorprendente quello che emerge ad un primo ascolto dei nastri prodotti dalla signora Alvisi. Tutte le voci presentano caratteristiche comuni: sono quasi sempre incomprensibili; oppure sono confuse, frammentate, sovrapposte, mascherate da altri suoni. Talvolta si esprimono in lingue diverse da quelle dello sperimentatore. Nella confusione generale, ciò che è certo è che un ascoltatore occasionale non riuscirebbe a decifrarle. In altre parole, è necessaria una interpretazione.

Per sincerarsene, basta fare un semplice esperimento ed ascoltare una qualsiasi delle registrazioni senza però conoscere il significato che l'autrice attribuisce alla frase. Ci si rende allora facilmente conto che le parole risultano completamente incomprensibili. Se invece si rivela in anticipo il presunto significato, allora chi ascolta riuscirà a "riconoscere" proprio quelle parole. Nell'esempio la frase dice (o dovrebbe dire): "Pope è già qui, ha tanto tempo". Ma se nessuno fornisce l'interpretazione in anticipo, non si capisce assolutamente nulla.

La comprensione, dunque, è stata possibile solo dopo aver suggerito il significato, o meglio uno dei possibili significati. Infatti, come si può essere certi che la frase originale fosse proprio questa? Una volta decodificata una frase in un certo modo, diventa molto difficile abbandonare quell'interpretazione. In un certo senso, la percezione si "cristallizza" sul significato che abbiamo deciso essere quello giusto. Tuttavia non esiste nessuna garanzia sulla correttezza oggettiva della nostra scelta, perché come abbiamo visto il brano originale di per sé non è affatto chiaro.

In base a quello che si deduce dalla letteratura sulle voci, vanno distinti due tipi di fenomeni: i messaggi perfettamente comprensibili e i messaggi che, invece, richiedono un'interpretazione da parte di un esperto, cioè da un praticante di psicofonia. Le voci raccolte dalla signora Alvisi, come accade nella maggior parte dei casi, appartengono a questa seconda categoria; per tale motivo ci occuperemo soprattutto di questo specifico tipo di messaggi.

Come si arriva ad ottenere delle registrazioni come quelle della signora Alvisi? Alcuni utilizzano un semplice registratore, di solito munito di microfono; altri ascoltano invece le voci tramite un apparecchio radio. Qualcuno usa il televisore, oppure strani apparecchi ideati appositamente, o addirittura il computer. La Alvisi impiegava una radio per onde corte, alla quale è abbinato un registratore.

Secondo quanto riferito, alcuni sperimentatori fanno uso di metodi misti che possono prevedere: apparecchi radio e TV o altri ricevitori particolari; amplificatori, oscillatori, mixer e filtri di vario tipo, ma anche lampade infrarosse, ultraviolette e lampeggiatori. Naturalmente vi sono sempre i registratori e, in certi casi, si impiegano persino scrosci d'acqua! E talvolta tutto questo viene usato anche contemporaneamente.

Risulta chiaro che l'uso di tanti dispositivi di tipo diverso non ha che un unico effetto: quello di permettere la sovrapposizione di un gran numero di segnali, desiderati e indesiderati, e creare in definitiva una notevole confusione. E se si parte da una situazione confusa, è chiaro che l'interpretazione giocherà infine un ruolo fondamentale.

Questo si può provare con molti altri esempi. Anche la frase che secondo l'autrice dice: "Gabriè, deve continuare il fine" non risulta assolutamente comprensibile, a meno che non si riveli in anticipo quale potrebbero essere le parole.

Osserviamo che la voce si rivolge alla signora Alvisi chiamandola per nome. Non usa però il nome proprio Gabriella, ma il diminutivo "Gabriè". Ho ascoltato attentamente tutto il nastro fornito come esempio assieme al libro, ed ho potuto constatare che le voci si rivolgono all'autrice usando diversi nomi: Gabriella, Alvisi, Briè, Gabriè, Brietta, Gabì.

Insomma, i nomi possibili sono diversi; ed ogni parola, per quanto confusa ma in qualche modo somigliante ad una di queste, viene riconosciuta come valida. Va da sé che con tutte queste possibilità è molto più facile riconoscere la parola "giusta" in una frase altrimenti incomprensibile. Inoltre, siccome molte frasi sono in lingua straniera, e poiché è facile ricevere stazioni radio che trasmettono da paesi dell'Est, ho condotto una piccola verifica scoprendo alcuni particolari interessanti. Per esempio, che in bulgaro la parola "bene" suona come "dobrè"; oppure che in russo "buoni" si pronuncia "dobrie", e che in ceco o in polacco esiste il termine "dabrie" per dire "buono" o "bene". In alcuni messaggi, le voci pronunciano frasi in lingua straniera che conterrebbero le parole: "qui da Briè", cioè "qui da Gabriella". E' evidente in questi casi la somiglianza tra ciò che direbbero le voci ed i termini impiegati in certi idiomi dell'Est.

A questo punto, visto che dobbiamo fare i conti con problemi di interpretazione, è utile fare una breve parentesi a proposito dei meccanismi che stanno alla base della comunicazione e dell'interpretazione. Sono argomenti assai interessanti, che meriterebbero un approfondimento ben più vasto di quanto sia possibile in questa breve discussione. Noi li sfioreremo soltanto, giusto quanto basta per capire quel che ci interessa a proposito delle voci.

Prendiamo in considerazione due regole sulla comunicazione, che derivano direttamente dai lavori di esperti sulla comunicazione umana come Paul Watzlawick. La prima dice che: la comunicazione è una variazione che ci induce a ritenere di avere ricevuto un messaggio.

Dietro a questa semplice frase c'è tutto un universo da esplorare. Le conseguenze riguardano sia la vita di tutti i giorni sia certi casi limite, come accade per coloro che ritengono di aver ricevuto un messaggio dall'aldilà. Quello che qui è importante capire è che ogni volta in cui noi riteniamo che qualcuno stia comunicandoci qualcosa, siamo sempre noi a stabilire che c'è stata una comunicazione. Per fare un esempio concreto, una persona che ci parla potrebbe urlare quanto vuole, ma se noi non fossimo in grado di sentirlo non diremmo certo che fra di noi vi sia una comunicazione. Questo potrebbe avvenire per qualsiasi causa: forse la voce della persona non giunge fino a noi, oppure potremmo essere noi a non ascoltarla perché distratti da qualche altra situazione. Comunque vadano le cose, è sempre il soggetto ricevente che decide se vi è comunicazione oppure no.

D'altra parte, vale anche il caso contrario. Talvolta può succedere che si ritenga di avere ricevuto un messaggio, anche se in realtà nessuno l'ha mai inviato. Il fatto che un soggetto pensi di ricevere una qualsiasi comunicazione non garantisce assolutamente che qualcuno l'abbia realmente inviata. E questo accade anche nella vita quotidiana: supponiamo che un amico, dal quale aspettavamo una telefonata, non si faccia sentire. Trascorso un certo tempo (che varia in base alla nostra sensibilità al problema), potremmo decidere che l'amico non ci ha telefonato perché ha cambiato idea, oppure perché non ha potuto, o ancora perché si è dimenticato. O magari gli è accaduto qualcosa di grave. In ciascuno di questi casi ci saremmo fatti un'idea sull'accaduto, ed è proprio come se l'amico ci avesse comunicato: "ho cambiato idea", o "non ho potuto", oppure "mi sono dimenticato di te". Potremmo anche non accorgerci di nulla, ed in questo caso per noi non esisterebbe affatto una comunicazione.

E si noti che tutto questo è assolutamente indipendente da che cosa sia effettivamente successo all'amico. Forse per lui tutto fila liscio, e c'era un equivoco da qualche altra parte nei nostri accordi. Se questo è vero lui non ha in realtà comunicato nulla, ma noi riteniamo ugualmente che sia accaduto qualcosa di significativo (per noi infatti questa è una variazione rispetto a quanto atteso), e ciò per noi ha un significato. O magari l'amico ha tentato di avvisarci ma con un messaggio scritto, noi non ce ne siamo neppure accorti e quindi non vi è stata alcuna comunicazione.

Queste considerazioni ci portano dritte alla seconda regola: il significato di un messaggio viene deciso da chi lo riceve.

Come abbiamo visto, non solo siamo noi a decidere se qualcuno sta comunicando oppure no, ma siamo sempre noi a stabilire che cosa gli altri ci stanno comunicando. Il concetto dovrebbe essere chiaro, ma può essere utile un altro esempio. Supponiamo che stiate camminando per strada, e che notiate che sull'altro lato sta avanzando, in senso opposto, un vostro conoscente. Lo incrociate senza che egli accenni ad un saluto, anche se sembra proprio che vi abbia visto. D'accordo, era sull'altro lato della strada, ma vi avrà davvero visto? Se vi sembra di sì, implicitamente decidete che non abbia voluto salutarvi. E perché non lo ha fatto? Non aveva tempo? E' forse irritato verso di voi? Magari potrebbe avere qualcosa da nascondere. Ma che cosa? Voi non potete sapere perché non vi ha salutato, ma automaticamente vi farete un'idea del perché non lo abbia fatto. E in questo modo nessuno può garantirvi che il motivo che avete deciso sia quello giusto, anche se vi sentite assolutamente sicuri della vostra interpretazione.

Anche se queste osservazioni sono semplici, hanno una portata enorme. Qualsiasi sistema che debba comunicare con un altro è soggetto alle regole che abbiamo visto. La cosa vale per gli esseri umani, ma vale altrettanto per gli animali e naturalmente anche per le apparecchiature elettroniche. Pensate solo ad una radio ricevente che non sia sintonizzata sulla esatta frequenza della trasmittente. Oppure la sintonia è corretta, ma ci sono molti disturbi. Riuscirà la ricevente ad interpretare correttamente il messaggio?

Per i nostri scopi il discorso sulla comunicazione può fermarsi qui: dovremmo essere riusciti a farci almeno un'idea dell'importanza di queste osservazioni. Ma c'è un altro argomento rilevante su cui occorre dire qualcosa, cioè i meccanismi secondo i quali le nostre percezioni vengono interpretate. Partiamo con l'osservare che: "data una percezione confusa o indefinita, il processo di interpretazione ne causa una sorta di incasellamento all'interno di uno schema definito e coerente". Questo meccanismo governa tutte le nostre percezioni, e non soltanto quelle sonore. E' facile averne una dimostrazione nel campo della visione. Esistono infatti tutta una seri di ben note illusioni ottiche che ci traggono facilmente in inganno, come quella che rappresenta tre uomini in un corridoio. Sembrano di statura diversa, ma è solo il contesto che li circonda (in questo caso la prospettiva) ad produrre l'effetto. In realtà le tre figure sono tutte uguali. Oppure ci sono quelle figure che mostrano un vaso chiaro su uno sfondo scuro, che però possono essere viste anche come due visi che si guardano. Il nostro cervello ci fa decidere per una sola di queste due interpretazioni, ma è sempre possibile scegliere l'altra, che è altrettanto valida. Perciò la percezione che si riceve è ambigua. Quando le due alternative sono ugualmente possibili, come accade in questo caso, l'interpretazione può anche oscillare dall'una all'altra. Questo esempio più che mai mostra come non si possa fare a meno di dare una interpretazione a quello che percepiamo, anche se sono presenti delle ambiguità. Si cerca sempre e comunque di far rientrare ogni percezione in uno schema che abbia un significato.

Dopo le considerazioni sull'interpretazione e sulla comunicazione, possiamo avere un'idea più chiara di cosa accade quando abbiamo a che fare con una percezione indistinta. Abbiamo visto che il significato del messaggio viene sempre deciso da chi lo riceve. Ed anche che nel cervello esiste una spiccata abilità ad interpretare sempre e comunque, anche quando le percezioni sono confuse o ambigue.

Chiuso l'argomento a carattere psicologico, torniamo quindi alle voci. Fra i diversi metodi visti in precedenza, Gabriella Alvisi faceva uso di un ricevitore ad onde corte per ottenere le sue registrazioni. In pratica, si sintonizzava su una frequenza che per vari motivi ritiene interessante, poi si metteva in ascolto. Contemporaneamente, un registratore provvedeva a fissare su nastro ciò che viene captato dal ricevitore.

Le onde corte sono solo una piccola parte della gamma delle onde radio, e si estendono convenzionalmente fra le frequenze di 3 e 30 MHz. Per ascoltare i segnali presenti su questa gamma si fa uso di ricevitori di modelli diversi. Per una serie di motivi, la gamma delle onde corte è molto affollata di segnali di ogni genere, che per il pubblico non specializzato possono facilmente sembrare decisamente strani. In genere questi dettagli sono conosciuti più che altro dagli specialisti, ma il nostro scopo è quello di permettere al pubblico di comprendere al meglio i fatti in esame. Occorre quindi avere una idea concreta su cosa sia possibile ricevere normalmente nella gamma delle onde corte. Tanto per cominciare, è assolutamente normale ascoltare emittenti in lingua straniera, anche da paesi molto lontani. E tutte queste diverse stazioni si ricevono solo ruotando pochissimo la manopola di sintonia: ce n'è un numero davvero enorme. Quindi, le lingue straniere sulle onde corte non sono proprio nulla di particolare. Ma non tutte le comunicazioni sono in chiaro: alcune sono rivolte ad ambasciate all'estero, e perciò sono cifrate. Si sente solo uno speaker che legge una interminabile serie di numeri, di solito in inglese.

Oltre alle voci, abbiamo poi una grande serie di segnali non vocali. Si tratta di telescriventi, segnali in codice Morse, immagini fax meteorologiche, ed altro ancora. Se poi vogliamo a tutti i costi trovare l'aldilà, abbiamo diverse scelte. Ad esempio, è facile ascoltare cori di voci bianche che possono ricordare un canto angelico. Naturalmente queste sono solo alcune fra le tantissime trasmissioni radiofoniche, ma se qualcuno avesse i suoi motivi per sentire gli angeli, può star certo che finirà per trovarli.

Talvolta le stazioni provocano interferenze fra i segnali, generando suoni che possono avere un aspetto quasi fantascientifico. Si sentono fischi modulati, ronzii e strani suoni "stonati" che sembrano proprio usciti da un film degli anni '60. Fino ad ora abbiamo visto un bel campionario di trasmissioni sulle onde corte. Vorrei far notare che tutto questo è perfettamente normale, e che si può sentire (anche se in modo diverso) sia con ricevitori economici che con apparecchi più pregiati.

C'è però un'intera categoria di emissioni di cui non ci siamo ancora occupati. Si tratta di quei messaggi che non vengono rivolti ad un vasto pubblico, come accade per la normale radiofonia, ma piuttosto sono diretti solo ad uno o a pochi ascoltatori in particolare. Sono le conversazioni che avvengono fra radioamatori o fra CB. Questi ultimi assomigliano un po' ai radioamatori, ma i loro apparecchi hanno una portata più limitata. Però sono presenti pressoché ovunque, e con un po' di pratica si arriva facilmente ad identificarli.

Ma anche le navi in navigazione usano la gamma delle onde corte, sia per comunicare con le stazioni di assistenza a terra sia per consentire ai passeggeri di telefonare a terra. E' una categoria molto interessante, perché non ci si aspetterebbe di poter ricevere, da qui, una conversazione che proviene da un nave che si trova anche a parecchia distanza. Ho potuto facilmente registrare una chiamata dalla nave Costa Allegra, che cerca di comunicare con il centro di assistenza chiamato Roma Radio. Forse sono ancora più sorprendenti le telefonate. Con un normale ricevitore per onde corte, possiamo ascoltare anche una conversazione in partenza da una nave che si trova in prossimità delle coste turche!

A questo punto, riascoltando alcune voci della signora Alvisi, è opportuno fare caso al timbro della voce, e notare che non assomigliano a nulla di quanto sentito fin'ora. Sembrano frasi dirette a qualcuno in particolare, non sono certo normali emissioni radio a pubblica diffusione. E quali sono i servizi nei quali avvengono dialoghi diretti? L'abbiamo già visto: sono i radioamatori, i CB e le navi. Ma finora le voci della Alvisi non assomigliano a nessuna di queste. E allora, cosa sono?

A questo punto, come nei migliori romanzi polizieschi, entra in gioco un dettaglio che ci fornisce un indizio fondamentale: la maggior parte dei radioamatori e delle navi adottano un particolare sistema di trasmissione, chiamato modulazione SSB. Si tratta di un termine tecnico di cui non esamineremo il significato; basta sapere che consente una maggiore efficienza nella trasmissione. Dobbiamo però sottolineare che questo tipo di trasmissione, per essere correttamente ascoltata, deve assolutamente essere decodificata con un apposito circuito, che normalmente è presente nei ricevitori per onde corte di un certo pregio. Se ascoltiamo la voce di un radioamatore che trasmette in SSB, usando l'apposito decodificatore, ciò che si sente è ben comprensibile. Ma se proviamo a escludere il decodificatore SSB, cosa accade? Non si capisce più nulla!

Quindi le trasmissioni in SSB devono per forza essere decodificate, altrimenti risultano incomprensibili. E il tipo di voce ricorda proprio quelle che si sentono sui nastri della signora Alvisi, e che dovrebbero invece provenire dall'aldilà. Questo è molto importante, ed accade anche negli esempi di voci provenienti dalle navi: basta provare ad inserire e poi disinserire il decodificatore per SSB.

A questo punto, dovrebbe essere chiaro a chiunque che sulle onde corte si ascoltano i radioamatori e le navi, e che per comprendere ciò che viene trasmesso occorre usare il decodificatore per SSB. Ma qualcuno non se ne è proprio accorto. E' evidente come la signora Alvisi abbia davvero sentito qualcuna delle sue voci parlare di navi, ma non abbia capito di che cosa in realtà si trattasse. E allora, cosa ha fatto? Ha chiesto chiarimenti direttamente alle entità dei defunti: non ad un radioamatore o ad un tecnico, ma ai defunti! Ed ha ricevuto (ovviamente) una risposta che parlava ancora di navi, perciò pur non capendo di che navi si trattasse ne ha dedotto che tutto fosse perfettamente logico.

Ma questo è assurdo: invece di chiedersi cosa c'entrassero i defunti con le navi, ha preferito porsi la domanda: "cosa c'entrano le navi con i defunti?". E' chiaro che se si parte dal presupposto di avere a che fare con delle normali navi, la prima domanda ha una sola risposta: i defunti non c'entrano nulla, perché si tratta soltanto di comuni navi. Se invece si è convinti di avere a che fare con i defunti, e ci si pone la seconda domanda, effettivamente non ci si spiega cosa c'entrino le navi con le anime dei trapassati. Ma è solo un errore logico.

Ricordate il discorso sulla comunicazione e sull'interpretazione? Il significato della comunicazione viene sempre e comunque deciso da chi riceve. In questo caso, viene chiaramente deciso dalla signora Alvisi.

Oltre a navi e radioamatori, ci sono altre emittenti che possono dare adito ad interpretazioni errate. Negli Stati Uniti, per esempio, esiste una stazione radio a tema religioso, che ha la particolarità di operare in SSB, e si può ricevere anche da qui. Perciò senza decodificatore non si comprende quello che viene detto, ma qualche parola può essere comunque intesa. E trattandosi di una radio religiosa, è ovvio che si troveranno molti riferimenti all'aldilà. Parole come "spirit", "Jesus Christ", "God" sono infatti del tutto comuni.

Questa stazione è solo uno degli esempi di trasmissioni che, per un motivo o per l'altro, possono trarre in inganno. Ed oltre alla SSB non decodificata esiste anche la possibilità che, con ricevitori non professionali, un qualsiasi segnale molto forte riesca ad essere ricevuto anche se la sintonia non è quella corretta. Si tratta dei cosiddetti segnali fuori banda. In questo caso il ricevitore fa quello che può: di solito restituisce una voce confusa e distorta, che - guarda caso - è proprio quello che si ascolta negli esempi che abbiamo a disposizione.

La conclusione di tutto ciò è una sola: gli sperimentatori che operano come la signora Alvisi, non riconoscono le voci in SSB e neppure i segnali fuori banda. Radioamatori, CB, navi e altre emittenti sono sempre in agguato per fornire false comunicazioni dall'aldilà. Addirittura, in un suo libro la Alvisi arriva a sostenere l'inutilità della decodifica SSB, perché in tal modo "si inseriscono varie voci terrene", che impediscono l'ascolto di quelle provenienti dall'aldilà. Non c'è da stupirsi di questo: ascoltando con il decodificatore SSB, le voci ultraterrene semplicemente spariscono perché si trattava solo di comuni voci terrene, anche se ascoltate in modo errato!

E' altrettanto sorprendente leggere che i sistemi di riduzione del rumore dei nastri magnetici sarebbero inutili. L'autrice sostiene piuttosto che il rumore è utile, perché è tramite esso che le voci si manifestano. Ancora una volta vale la pena di ricordare i discorsi precedenti, e riflettere sul fatto che un rumore, per sua natura, fornisce una grande varietà di stimoli uditivi. Questi, a loro volta, consentono di sentire quasi tutto ciò che si vuole, indipendentemente da quello che effettivamente esiste sul nastro.

Ricordate il gioco che si faceva da bambini, guardando le nuvole e cercando di riconoscervi qualche forma nota? Oppure osservare un muro, e vedere nelle crepe e nelle irregolarità la rappresentazione di qualche cosa di conosciuto? In quei giochi si deve continuare a guardare fino a che, improvvisamente, una qualche forma assume un significato visivo ben definito. Nel nostro caso invece si ascolta e si riascolta fino a che si sente qualcosa di significativo. Ma in fondo è la stessa cosa: in entrambi i casi, una volta "riconosciuta" una forma, o in questo caso un suono, esso assume per così dire una propria autonomia, e sembra esistere anche se in realtà non esiste affatto. Ancora una volta, sia l'esistenza stessa che il senso del messaggio vengono decisi da chi li riceve.

Vediamo ora un altro aspetto tecnico della situazione: qualsiasi dispositivo elettronico può essere disturbato da segnali non desiderati. Questo però non significa che tali segnali abbiano provenienza ultraterrena. Persino un registratore senza microfono può captare qualche emissione radio, se è sufficientemente intensa. E' esperienza comune quella di ascoltare un segnale radio indesiderato attraverso un giradischi, che con la radio non dovrebbe avere nulla a che fare. Come si diceva, anche le radio stesse sono sensibili ai segnali estranei (quelli fuori banda) se sono sufficientemente intensi, oppure se la qualità dell'apparecchio è scarsa. Non dimentichiamo che una radio è fatta proprio per ricevere segnali, ed ha perciò una spiccata tendenza a farlo. E' chiaro che se qualcuno è in attesa di una comunicazione dall'aldilà, qualsiasi segnale che non dovrebbe esistere può essere interpretato proprio come una voce ultraterrena.

Un altro esempio di segnali che non dovrebbero esistere sono quelli che si ottengono registrando in un luogo silenzioso, come in aperta campagna. Persino registrando a notte fonda, in un luogo isolato e non frequentato, sono riuscito a sentire distintamente la presenza di una radio accesa, che si trovava chissà dove. Quando ho registrato quei suoni volevo ottenere solo il canto degli insetti notturni, ma mi sono accorto della debolissima musica di sottofondo perché stavo proprio cercando un luogo senza alcun rumore (al di fuori di quello degli insetti). Ma se avessi lasciato là un registratore senza farvi caso, e avessi poi ascoltato il risultato, forse avrei dedotto che qualcuno dall'aldilà mi aveva inviato della musica.

Un altra indicazione riguardo a come vengono interpretati i pretesi contatti con l'aldilà si può ricavare direttamente da quello che la Alvisi è convinta di aver udito ascoltando una canzone in lingua straniera, forse in russo. L'autrice sostiene che, nascosto fra le parole originali della canzone, si trova un messaggio diretto proprio a lei. Ma è evidente che questo messaggio non ha proprio alcun senso. E' un esempio lampante di come si voglia a tutti i costi attribuire un significato ad uno stimolo che, secondo chi lo percepisce, dovrebbe avere un qualche significato, e quindi si finisce comunque per trovarlo. Il messaggio direbbe queste parole:

Con la radio acces Naià dai la radio a noi
li porti i russi, lì da Briè, lì da Briè, lì da chi ha risolto la fisica
porti lì i satelliti, porti lì l'amor.
Li porta il Vasiliev; impari a star di qua, di dare a tutti carica.
Tutta di rosa co l'acqua Gaby l'aria ia dai
sopra è lì restava visiva, Gaby tutt'a me dai.

Se interpretare in questo modo un canto russo è la prova che i defunti comunicano con noi, allora credo che si possa veramente provare senza difficoltà qualsiasi altra cosa.

Quali sono i motivi che spingono persone come la signora Alvisi ad interpretare tutto ciò come se fosse proveniente dal mondo dei defunti? Ci sono forse delle precise aspettative? La risposta è decisamente affermativa. La Alvisi ha perso una figlia, Roberta, poco più che ventenne. Questo grave lutto è stata la molla che ha spinto l'autrice ad intraprendere e sviluppare le sue ricerche. Dal punto di vista umano la cosa è perfettamente comprensibile, soprattutto se si osserva l'elenco dei lutti che hanno turbato molti degli addetti alla psicofonia. I libri riportano ad esempio:

  • La figlia della signora Alvisi
  • La figlia della signora Schafer
  • Il figlio del traduttore del libro della Schafer
  • Marito, madre e due sorelle di Hanna Buschbeck
  • Un amico di Manfred Boden
  • Parenti ed amici di chi si rivolge agli sperimentatori

Nel suo libro, la tedesca Schafer sostiene esplicitamente che le aspettative di coloro che si dedicano a questa pratica comprendono: ritrovare il contatto con familiari o amici defunti, dimostrare l'esistenza della vita oltre la morte, oppure recare consolazione a persone in grave disagio spirituale. E' fin troppo facile comprendere come in queste persone vi sia un forte desiderio di porre in qualche modo rimedio a ciò che è accaduto. Ed evidentemente, l'illusione della comunicazione con l'aldilà è proprio quello che cercano.

A questo punto torniamo nuovamente alla suddivisione dei fenomeni in due categorie. Mi sono abbondantemente dedicato ai messaggi che richiedono una interpretazione, ma desidero dire qualcosa anche a proposito di quei messaggi che, secondo vari autori, vengono invece ricevuti in maniera chiara e diretta. Purtroppo non mi è mai capitato di imbattermi personalmente in uno di questi casi, quindi posso solamente riferire ciò che si trova nei libri. Ad esempio, una coppia di sperimentatori lussemburghesi, Maggy e Jules Harsch-Fischbach, asseriscono che nel loro computer si "materializzano" da soli alcuni messaggi di senso compiuto. Si tratta di discorsi piuttosto lunghi, che hanno un senso e che seguono una logica ben definita.

C'è una enorme differenza fra messaggi di questo tipo e gli spezzoni di frasi incomprensibili registrati da autori come la Alvisi. Come possono essere autentici entrambi? Agli enormi sforzi di interpretazione delle voci in stile Alvisi, qui viene contrapposta una assoluta certezza nel senso dei messaggi. Se i defunti possono comunicare in questo modo così immediato, allora tutti gli sforzi di chi opera con la radio ad onde corte sono assolutamente inutili.

Vorrei inoltre sottolineare che, se queste cose accadessero realmente, chi usa il computer professionalmente per molte ore al giorno dovrebbe prima o poi trovarsi uno di questi messaggi in memoria. Vi posso assicurare che questo non è mai accaduto né a me e neppure a nessun tecnico di mia conoscenza.

Oltre alla facilità di comunicazione che questi autori riuscirebbero ad ottenere, va notato anche l'estremo livello di dettaglio con il quale le entità descrivono il "mondo" in cui si troverebbero. Leggendo i libri sulla psicofonia c'è da rimanere a bocca aperta: per alcuni, i defunti vivrebbero su un pianeta chiamato Marduk, posto nelle vicinanze di ben tre soli. Di questo pianeta si sa molto: dimensioni, numero di lune, temperatura, dettagli geografici, numero di animali esistenti, tipo di vegetazione, e così via. Si conosce anche il numero ed il tipo di abitanti, che naturalmente non sono solo umani ma comprendono esseri incorporei, gnomi e giganti. Qualcuno avrebbe ricevuto anche immagini dei paesaggi di Marduk e di chi vi abita. E per finire, le comunicazioni da lassù verrebbero inviate sulla terra tramite un Quasar (che è un tipo di oggetto astronomico realmente esistente). Insomma, parliamoci chiaro: questa è pura fantascienza.

E oltre alle comunicazioni via computer, c'è chi racconta di ricevere messaggi perfettamente comprensibili attraverso una normale radio in modulazione di frequenza (FM). Alcuni addirittura sostengono persino di dialogare tranquillamente via radio con i trapassati.

Forse non tutti sanno che, con pochissimo sforzo, è possibile costruire un piccolo trasmettitore in grado di essere ricevuto con una normale radio in FM. E' un lavoro tranquillamente alla portata dei dilettanti in elettronica: le riviste del settore sono piene di progetti per questo tipo di apparecchi.

Ma la cosa più sorprendente è che un altro ricercatore tedesco racconta, con tutta tranquillità, di avere scoperto un curioso fenomeno. Pensate: se si lascia in vista nel laboratorio per qualche tempo un foglio su cui è scritta una domanda, allora lo spirito risponderà poi in maniera assai più efficace! In questi casi è evidente la possibilità che qualcuno, anche all'insaputa dello sperimentatore, abbia tutto il tempo per leggere tranquillamente il messaggio e prepararsi poi a rispondere tramite un piccolo trasmettitore.

In definitiva, se per le voci di "tipo Alvisi" si possono invocare tutte le spiegazioni tecniche e psicologiche, e considerare le aspettative che abbiamo visto, altrettanto non si può dire per le comunicazioni di tipo chiaro e diretto. Nel primo caso possiamo supporre che, per quanto ingenui, gli sperimentatori possano essere davvero in buona fede. Come si è detto, giocano a loro favore le regole che governano la comunicazione e l'interpretazione. Ma nel secondo caso, data l'evidente possibilità di frode, non è accettabile dare credito a tali fenomeni strabilianti senza esigere un controllo specifico. E, come il CICAP ha sempre sottolineato, si deve trattare di un controllo eseguito da persone competenti in trucchi ed in procedure sperimentali. Dato poi il carattere specificatamente tecnico dei fenomeni in gioco, al controllo deve partecipare un esperto in radiocomunicazioni. Senza un tale controllo, se abbiamo un minimo di onestà intellettuale dobbiamo concludere che la pretesa di verità di tali fenomeni è assolutamente ingiustificata. Chi sostiene la realtà di manifestazioni così clamorose ha l'onere di fornire prove assolutamente convincenti, ottenute sotto un adeguato controllo.

La conclusione è una sola. Che la psicofonia produca voci è cosa certa, ma è altrettanto certo che l'aldilà non ha nessuna parte in tutto questo.


Marco Morocutti